mercoledì 27 luglio 2011

Il complesso monumentale di Santa Maria delle Grazie alias del Letto

L'edificio è situato nel quadrante urbano di nord-est, fra lo Spedale del Ceppo ad ovest e il complesso monumentale di San Lorenzo, un tempo dell'Ordine Agostiniano, ad est. La zona urbana, interessata dal serpeggiante corso del torrente Brana restato in buona parte ancora scoperto fino all'Ottocento, era caratterizzata nel '400 da due ponti, che attraversavano il corso d'acqua all'altezza rispettivamente della chiesa mariana e della chiesa agostiniana: più tardi, nel 1623, i due ponti scomparvero, inglobati da una canalizzazione realizzata per ampliare la piazza compresa fra S. Lorenzo e S. Maria delle Grazie.
All'origine della chiesa dedicata a S. Maria delle Grazie stavano alcuni miracoli di risanamento, compiuti dalla Vergine nello spedale dei SS. lacopo e Lorenzo entro la prima metà del Trecento (1336-1348). Tale spedale era stato fondato da Giovanni di Matteo Gualdimari nel 1330 e sottoposto al Comune di Pistoia e all'Opera di S. lacopo, allo scopo di ospitare poveri e forestieri in transito, malati e pellegrini. Entrato in funzione probabilmente nel 1333, i primi miracoli mariani accaddero nel 1336 e nel 1337, come attestano le due testate dipinte, con Madonna col Bambino e offerente inginocchiato, ricomposte poi a formare un solo letto, conservato fino ad oggi nella chiesa mariana, detta appunto anche "del Letto". Una successiva miracolosa apparizione era avvenuta nel 1348: la Madonna col Bambino in braccio era apparsa in volo ad una fanciulla ammalata da lungo tempo, l'aveva risanata e aveva annunciato la necessità di fare penitenza per l'imminente castigo divino (che venne identificato con la peste nera, che colpì allora tutta l'Europa).
L'affresco della Vergine in volo - probabilmente dipinto da un pittore bolognese verso la metà del Trecento - quando più tardi, ai primi del Cinquecento, fu raccolta dalla tradizione orale la memoria di questi miracoli affidandola ad un racconto scritto, fu ritenuto opera compiuta per intervento divino (acheròpita). L'immagine, che la tradizione riferisce esistesse sopra il letto della fanciulla risanata, nel medioevale spedaletto, fece parte di un oratorio sorto in quel luogo e dotato di un altare mariano nel 1438, ed infine, quando l'attuale chiesa fu compiuta, venne trasportata nel 1516 all'altare maggiore, dove tuttora si trova.
Nel Quattrocento la devozione per questa immagine miracolosa portò alla decisione di erigere un nuovo, più ampio santuario.
Non è noto l'architetto che disegnò il nuovo edificio, la cui serena facciata rinascimentale, dall’unico portale sormontato da lunetta contenente il bassorilievo di due orsetti araldici, con mantello a scacchi, sorreggenti una ghirlanda circolare con gli scacchi del Comune di Pistoia, e dal classico coronamento timpanato, è generalmente attribuita al fiorentino Michelozzo di Bartolomeo (1392-1472); sappiamo però che la chiesa era già iniziata nel 1469. Tuttavia i lavori si erano interrotti ed erano ripresi dal l484, con l'intervento del legnaiolo e architetto pistoiese Ventura Vitoni, e altre maestranze di costruttori, scultori e pittori. Entro il secondo decennio del Cinquecento la chiesa aveva assunto l'attuale conformazione: alla nave unica, coperta da soffitto piano ligneo decorato a cassettoni dipinti e illuminata da quattro monofore centinate in stile rinascimentale aperte sul fianco est, si connetteva una crociera sormontata da cupola emisferica cieca. Essa poggia in apparenza, con soluzione non canonica rispetto alla coeva architettura rinascimentale, su quattro colonne collegate tra loro da arconi. In realtà il peso della cupola si distribuisce prevalentemente sulle pareti perimetrali, mediante grandi archi di scarico interni alla struttura muraria. Le quattro colonne si raccordano con trabeazioni alle pareti, creando, verso l’aula, una sorta di arco di trionfo “a serliana”.
Il pittore pistoiese Gerino d'Antonio Gerini dipinse sulla testata di questo arco di trionfo un Angelo annunciante e un’Annunciata. Ai lati dell’Altare maggiore con l’immagine mariana miracolosa sono affrescati due Angeli adoranti entro cornici rotonde imitanti oculi in pietra, e le sottostanti figure di Santi ritenuti S. Iacopo e S. Lorenzo. Al pittore senese Niccolò di Mariano fu invece affidato l'incarico di dipingere i Quattro evangelisti entro i tondi dei pennacchi della cupola cieca, decorata in alto da un rosone entro cornice circolare con gli scacchi bianchi e rossi del Comune di Pistoia. L'arredo venne completato col poggiolo ligneo pensile dell'organo, disegnato da Ventura Vitoni, collocato sulla parete sinistra, e con eleganti vetrate eseguite da artisti fiorentini.
Entro il nono decennio del Cinquecento vennero costruiti gli altari laterali: sulle pareti dell'aula, presso l'ingresso, fu posto a destra l'altare con mostra lapidea della famiglia Rospigliosi, con la pala di Santa Caterina d’Alessandria dipinta dal fiorentino Giovan Battista Naldini (1537-1591); a sinistra l'analogo altare Sozzifanti, con pala di Santa Maria Assunta opera di Alessandro Fei detto "il Barbiere” (1543-1592). Nei due bracci della crociera vennero collocati a sinistra l'altare Forteguerri, con pala raffigurante La Madonna col Bambino fra i Santi lacopo, Leonardo, Agostino e l’arcangelo Michele, di Sebastiano Vini detto "il Veronese" (1530 circa-1602); a destra l'altare Dal Gallo, con pala con la Vergine Annunziata anch'essa dipinta da Sebastiano Vini.
Nel 1596 venne anche apposta, sulla parete sinistra dell'aula, una lapide marmorea con iscrizione che ricordava la miracolosa apparizione della Madonna nel 1348.
Un importante ciclo di interventi, promosso e finanziato dal canonico Giovan Battista Forteguerri –membro di una famiglia pistoiese resasi illustre nel Quattrocento per importanti opere di mecenatismo, anche per la chiesa di Santa Maria delle Grazie – fu compiuto nella ricorrenza trecentenaria dei miracoli, fra 1636 e l648: a spese dei Cellesi venne rifatto l'altare maggiore in preziosi marmi policromi; nuove mostre anch'esse in marmi policromi decorarono i due altari Dal Gallo e Forteguerri sulle testate della crociera. Tre iscrizioni, sul fastigio dei tre altari ("PER QUAM SALUS", "PER QUAM VITA", "PER QUAM REDEMPTIO") mostrano che l'insieme fu concepito con un progetto unitario. Entro lo stesso periodo venne eretta la cappelletta che tuttora contiene l'antico letto, decorata all'ingresso dai busti dei benefattori card. Niccolò Forteguerri (fondatore della scuola detta "La Sapienza”, attuale Biblioteca Forteguerriana) e il fratello cavalier Pietro Forteguerri (che fu largo di lasciti per il culto di Santa Maria delle Grazie), entrambi opera dello scultore pistoiese Santi Brunetti. Il medesimo scultore aveva disegnato il modello e lavorato l'ossatura lignea del prezioso ciborio in lamina argentea dorata, realizzato dall'orafo Giuliano Pettini dal 1643 al 1646.
Fu allora costruita e collocata sulla parete destra dell'aula la cantoria pensile lignea, imitante il contrapposto poggiolo dell'organo disegnato dal Vitoni. La cantoria, che ne imitava la conformazione rinascimentale, è collocata al di sopra della porta laterale est della chiesa. La scala di accesso ad essa e il relativo ballatoio in quota furono realizzati entro la struttura di un portichetto esterno con due colonne, che incornicia la porta laterale. Quest’ultima all’interno solo più tardi fu decorata con mostra marmorea e i due busti di membri della famiglia Cellesi, anche qui ripetendo quanto incorniciava la contrapposta cappella del Letto. Il nuovo decoro barocco di tale porta è attribuito al progetto dello scultore granducale fiorentino Giovan Battista Foggini (1652-1725) e la scultura dei busti ad Andrea Vaccà.
Risulta collegato al contesto interno della chiesa, per il rapporto con la famiglia Cellesi, anche il cenotafio del vescovo Luca Cellesi, posto sulla parete destra dell'aula, presso l'ingresso, caratterizzato dal significativo gruppo marmoreo della Carità, opera tardo-seicentesca attribuita allo scultore barocco Francesco Maria Brunetti, bolognese attivo a Roma.
Un'ampia cantoria, con coro delle monache, sovrapposta all'ingresso e ancorata alla controfacciata, venne costruita nel Settecento, ed eliminata durante i lavori di restauro condotti fra il 1892 e il l896 dall’ingegner Raffaello Parri. Altri restauri furono effettuati verso il 1960, durante i quali furono rifatte le vetrate distrutte durante i bombardamenti dell'ultima guerra mondiale, sostituito parte del paramento lapideo esterno, specialmente della facciata,  e revisionato il tetto.
Il monastero femminile agostiniano, sorto accanto alla chiesa entro le antiche strutture dell'attiguo ospizio dei Santi Iacopo e Lorenzo, ebbe inizio dal 25 marzo 1534 e un anno dopo furono solennemente consacrate la sede delle monache e la stessa chiesa. Più tardi, in occasione dei grandi lavori di ristrutturazione interna della chiesa per la ricorrenza trecentenaria dei miracoli, l'architetto Pantaleone Quadri realizzò, fra il 1636 e il 1639, i due bracci mancanti del chiostro, con veroni sovrapposti; mentre fra il 1736 e il 1738, nella ricorrenza quattrocentenaria dei miracoli, dall’architetto granducale Ferdinando Ruggieri fu costruito l'ampliamento settecentesco del monastero (parte del quale oggi è stato adattato a sede di ambulatori medici).
Soppresse il 21 agosto 1784 le Agostiniane, l'intero complesso venne annesso agli Spedali Riuniti, la cui direzione assegnò la sede monastica  resasi disponibile alle Oblate di servizio nell'ospedale. Nel 1815 la chiesa fu officiata dai frati Cappuccini, trasferitisi nel frattempo nell'ex-convento di San Lorenzo, e il 10 marzo 1841 venne istituita la parrocchia ospedaliera.
Nel 1917 le Oblate furono sostituite dalle Suore Ancelle della Carità, oriunde di Brescia, cessate di recente.
Nel 1933 furono traslate sulla parete sinistra dell'aula di S. Maria delle Grazie le spoglie dei famosi medici e scienziati Filippo Pacini (l8l2-l883), Filippo Civinini (l804-l844) e Atto Tigri (1813-1875).
Nel 2006 sono stati effettuati nuovi lavori di restauro e di adeguamento liturgico della zona presbiteriale, con opere dello scultore pistoiese vivente Adriano Mancini.
Delle molte opere d'arte pittorica accumulatesi nella chiesa di Santa Maria delle Grazie durante i secoli, in parte trasferite o spostate nel periodo delle soppressioni volute dal vescovo Scipione de' Ricci fra il l784 e il 1790 e anche nel periodo post-unitario italiano, alcune sono attualmente nel Museo Civico di Pistoia, altre rimangono nella chiesa, altre ancora, insieme a preziosi arredi liturgici, restano in custodia della Direzione degli Spedali Riuniti (USL 3), cui spetta la proprietà dell’intero complesso.
27 luglio 2011
Scheda a cura di Lucia Gai, Associazione di volontariato culturale “Pistoia città di tutti”