lunedì 1 agosto 2016

Prospettive per Pistoia "capitale italiana della cultura 2017"


Proposte, riflessioni, puntualizzazioni, critiche costituiscono un repertorio finora già assai nutrito su tale occasione offerta a Pistoia nel prossimo anno: da cui comunque tutti si aspettano, con l'acquisita nuova visibilità anche mediatica, un positivo ritorno anche economico e sociale.
La "cultura" – in questi tempi di crisi generalizzata a livello nazionale, che fa sentire i suoi pesanti riflessi anche a livello locale – in quanto elemento di forza da spendere con iniziative mirate, pare oggi il solo volano anche economico che consenta auspicabili, ulteriori opportunità. La "valorizzazione" dei Beni Culturali italiani passa oggi, secondo gli orientamenti dell'attuale governo, dalla prospettiva di vendite e privatizzazioni, per fare cassa, di consistenti e importanti parti del patrimonio pubblico, spesso da molto tempo degradato e in abbandono. Fa parte di questo orientamento anche la nuova concezione 'economicistica' dei grandi musei, da trasformare rapidamente (anche attraverso un cambio radicale della relativa dirigenza) in organismi da amministrare secondo i criteri imprenditoriali del profitto.
In qual modo anche Pistoia si trovi sottoposta alle angustie della mancanza dei necessari fondi pubblici, sottratti dai "tagli" sempre più consistenti e dalle radicali mutazioni istituzionali nel governo del territorio, è da tempo sotto gli occhi di tutti. Anche a Pistoia una consistente porzione del pregiato patrimonio architettonico monumentale risulta attualmente posta sul mercato. Insieme a pregevoli complessi medioevali e rinascimentali in cattivo stato (il convento di San Lorenzo, i monasteri di Santa Maria delle Grazie e dei SS. Giorgio ed Elisabetta, il conservatorio delle Crocifissine) e allampio fabbricato settecentesco delle Leopoldine, attiguo alla Biblioteca Comunale Forteguerriana e ormai fatiscente, fanno parte dell'elenco degli edifici pubblici in vendita anche costruzioni importanti già restaurate in vista di un uso da parte degli uffici comunali, come la villa Baldi Papini, il complesso degli "ex-macelli" e, ultimamente, il palazzo dell'ex-Previdenza Sociale, poi Prefettura, in piazza del Duomo.
La decisione, coperta da un clamoroso silenzio da parte degli organi di informazione e passata senza alcun dibattito pubblico (se si eccettua quello organizzato dall'Associazione "Pistoia città di tutti" lo scorso 15 settembre 2015, in occasione della presentazione, con l'intervento dell'autore, del libro Privati del patrimonio di Tomaso Montanari) porterà, dati i tempi, ad una svendita degli immobili ancora utilizzabili dalla speculazione edilizia e ad un sicuro abbandono e alla perdita degli altri, il cui restauro, troppo oneroso rispetto ai possibili utili, non è conveniente per chi è in cerca di business.
Le scelte compiute da chi, in Pistoia, è ancora in grado di destinare risorse economiche (peraltro con criteri che sfuggono talvolta alla trasparenza) per il recupero e la valorizzazione di un patrimonio artistico-monumentale e culturale sempre più allo sbando, hanno portato negli ultimi tempi a nuova vita alcune delle piccole chiese medioevali della città (di cui San Iacopo in Castellare e San Salvatore sono tuttora in restauro); meritoriamente si è impedito il degrado di importanti opere d'arte (basti ricordare il monumentale Crocifisso di Coppo di Marcovaldo e di suo figlio Salerno, in cattedrale); annualmente sono finanziate iniziative per la “cultura” da una nota Fondazione bancaria, d'intesa con le pubbliche amministrazioni, come "Leggere la città" e "Dialoghi sull'uomo", che danno un rilievo extra-territoriale a Pistoia.
Luci ed ombre segnano la configurazione di questa città, che presenta, insieme con realizzazioni positive, notevoli carenze e criticità ancora irrisolte dal punto di vista infrastrutturale e dei servizi “culturali”. Basti pensare alle difficoltà in cui si dibattono certi istituti scolastici dotati di sedi inadeguate e carenti anche di quanto la legge prescrive per la sicurezza; basti pensare allo sdoppiamento – complessivamente non funzionale per gli studi e la ricerca – del servizio bibliotecario comunale, con la separazione della Biblioteca Comunale Forteguerriana dalla nuova Biblioteca San Giorgio; basti pensare alla radicale inadeguatezza della sede concessa dal Comune di Pistoia all’Archivio di Stato. Basti pensare anche alle tante chiese della città, pregevolissime per le pitture e le altre opere d'arte che contengono, alcune delle quali ben restaurate di recente, che restano chiuse sostanzialmente per la mancanza di un progetto di utilizzo.
Una lungimirante capacità progettuale manca tuttora, nonostante gli impegni e gli sforzi fatti dalle pubbliche amministrazioni per migliorare la vivibilità e la qualità della vita entro la nostra città.
Lo sguardo degli urbanisti e dei programmatori pare si sia finora rivolto quasi esclusivamente all'interno di questa realtà sociale, trascurando di mettere a punto un nuovo modello di presenza regionale da individuare per Pistoia. Giustamente lo sottolinea Andrea Paci (in “Palomar”/2 del febbraio-marzo 2016, p. 8): ma è tempo di superare l'ormai invecchiato ruolo che la città era destinata ad avere, ai margini della conurbazione 'metropolitana' facente capo a Firenze.
È questa l'occasione per ripensare il ruolo regionale di Pistoia, entro un'area che va ridisegnata in funzione delle proprie potenzialità e delle attrattive da mettere oculatamente a frutto.
La qualità della “cultura” prodotta in Pistoia potrà avvalersene, per la maggiore chiarezza sulle reali necessità infrastrutturali in base al suo ruolo: di fronte alle quali ogni decisione di investimenti economici potrà trovare le sue priorità, con una esemplare capacità di porsi come testimonianza di buona destinazione e gestione delle risorse disponibili.

  Lucia Gai, Associazione "Pistoia città di tutti"