All'origine della chiesa dedicata a S. Maria
delle Grazie stavano alcuni miracoli di risanamento, compiuti dalla Vergine
nello spedale dei SS. lacopo e Lorenzo entro la prima metà del Trecento
(1336-1348). Tale spedale era stato fondato da Giovanni di Matteo Gualdimari
nel 1330 e sottoposto al Comune di Pistoia e all'Opera di S. lacopo, allo scopo
di ospitare poveri e forestieri in transito, malati e pellegrini. Entrato in
funzione probabilmente nel 1333, i primi miracoli mariani accaddero nel 1336 e
nel 1337, come attestano le due testate dipinte, con Madonna col Bambino e offerente inginocchiato, ricomposte poi a
formare un solo letto, conservato fino ad oggi nella chiesa mariana, detta
appunto anche "del Letto". Una successiva miracolosa apparizione era
avvenuta nel 1348: la Madonna col Bambino in braccio era apparsa in volo ad una
fanciulla ammalata da lungo tempo, l'aveva risanata e aveva annunciato la
necessità di fare penitenza per l'imminente castigo divino (che venne
identificato con la peste nera, che colpì allora tutta l'Europa).
L'affresco della Vergine in volo -
probabilmente dipinto da un pittore bolognese verso la metà del Trecento -
quando più tardi, ai primi del Cinquecento, fu raccolta dalla tradizione orale
la memoria di questi miracoli affidandola ad un racconto scritto, fu ritenuto
opera compiuta per intervento divino (acheròpita).
L'immagine, che la tradizione riferisce esistesse sopra il letto della
fanciulla risanata, nel medioevale spedaletto, fece parte di un oratorio sorto
in quel luogo e dotato di un altare mariano nel 1438, ed infine, quando l'attuale
chiesa fu compiuta, venne trasportata nel 1516 all'altare maggiore, dove
tuttora si trova.
Nel Quattrocento la devozione per questa
immagine miracolosa portò alla decisione di erigere un nuovo, più ampio
santuario.
Non è noto l'architetto che disegnò il nuovo
edificio, la cui serena facciata rinascimentale, dall’unico portale sormontato
da lunetta contenente il bassorilievo di due orsetti araldici, con mantello a
scacchi, sorreggenti una ghirlanda circolare con gli scacchi del Comune di
Pistoia, e dal classico coronamento timpanato, è generalmente attribuita al
fiorentino Michelozzo di Bartolomeo (1392-1472); sappiamo però che la chiesa
era già iniziata nel 1469. Tuttavia i lavori si erano interrotti ed erano
ripresi dal l484, con l'intervento del legnaiolo e architetto pistoiese Ventura
Vitoni, e altre maestranze di costruttori, scultori e pittori. Entro il secondo
decennio del Cinquecento la chiesa aveva assunto l'attuale conformazione: alla
nave unica, coperta da soffitto piano ligneo decorato a cassettoni dipinti e
illuminata da quattro monofore centinate in stile rinascimentale aperte sul
fianco est, si connetteva una crociera sormontata da cupola emisferica cieca.
Essa poggia in apparenza, con soluzione non canonica rispetto alla coeva
architettura rinascimentale, su quattro colonne collegate tra loro da arconi.
In realtà il peso della cupola si distribuisce prevalentemente sulle pareti
perimetrali, mediante grandi archi di scarico interni alla struttura muraria.
Le quattro colonne si raccordano con trabeazioni alle pareti, creando, verso
l’aula, una sorta di arco di trionfo “a serliana”.
Il pittore pistoiese Gerino d'Antonio Gerini
dipinse sulla testata di questo arco di trionfo un Angelo annunciante e un’Annunciata.
Ai lati dell’Altare maggiore con l’immagine mariana miracolosa sono affrescati
due Angeli adoranti entro cornici
rotonde imitanti oculi in pietra, e le sottostanti figure di Santi ritenuti S. Iacopo e S. Lorenzo.
Al pittore senese Niccolò di Mariano fu invece affidato l'incarico di dipingere
i Quattro evangelisti entro i tondi
dei pennacchi della cupola cieca, decorata in alto da un rosone entro cornice
circolare con gli scacchi bianchi e rossi del Comune di Pistoia. L'arredo venne
completato col poggiolo ligneo pensile dell'organo, disegnato da Ventura
Vitoni, collocato sulla parete sinistra, e con eleganti vetrate eseguite da
artisti fiorentini.
Entro il nono decennio del Cinquecento vennero
costruiti gli altari laterali: sulle pareti dell'aula, presso l'ingresso, fu
posto a destra l'altare con mostra lapidea della famiglia Rospigliosi, con la
pala di Santa Caterina d’Alessandria
dipinta dal fiorentino Giovan Battista Naldini (1537-1591); a sinistra
l'analogo altare Sozzifanti, con pala di Santa
Maria Assunta opera di Alessandro Fei detto "il Barbiere” (1543-1592).
Nei due bracci della crociera vennero collocati a sinistra l'altare
Forteguerri, con pala raffigurante La
Madonna col Bambino fra i Santi lacopo, Leonardo, Agostino e l’arcangelo
Michele, di Sebastiano Vini detto "il Veronese" (1530
circa-1602); a destra l'altare Dal Gallo, con pala con la Vergine Annunziata anch'essa dipinta da Sebastiano Vini.
Nel 1596 venne anche apposta, sulla parete
sinistra dell'aula, una lapide marmorea con iscrizione che ricordava la
miracolosa apparizione della Madonna nel 1348.
Un importante ciclo di interventi, promosso e
finanziato dal canonico Giovan Battista Forteguerri –membro di una famiglia
pistoiese resasi illustre nel Quattrocento per importanti opere di mecenatismo,
anche per la chiesa di Santa Maria delle Grazie – fu compiuto nella ricorrenza
trecentenaria dei miracoli, fra 1636 e l648: a spese dei Cellesi venne rifatto
l'altare maggiore in preziosi marmi policromi; nuove mostre anch'esse in marmi
policromi decorarono i due altari Dal Gallo e Forteguerri sulle testate della
crociera. Tre iscrizioni, sul fastigio dei tre altari ("PER QUAM
SALUS", "PER QUAM VITA", "PER QUAM REDEMPTIO")
mostrano che l'insieme fu concepito con un progetto unitario. Entro lo stesso
periodo venne eretta la cappelletta che tuttora contiene l'antico letto,
decorata all'ingresso dai busti dei benefattori card. Niccolò Forteguerri
(fondatore della scuola detta "La Sapienza”, attuale Biblioteca
Forteguerriana) e il fratello cavalier Pietro Forteguerri (che fu largo di
lasciti per il culto di Santa Maria delle Grazie), entrambi opera dello
scultore pistoiese Santi Brunetti. Il medesimo scultore aveva disegnato il
modello e lavorato l'ossatura lignea del prezioso ciborio in lamina argentea
dorata, realizzato dall'orafo Giuliano Pettini dal 1643 al 1646.
Fu allora costruita e collocata sulla parete
destra dell'aula la cantoria pensile lignea, imitante il contrapposto poggiolo
dell'organo disegnato dal Vitoni. La cantoria, che ne imitava la conformazione
rinascimentale, è collocata al di sopra della porta laterale est della chiesa.
La scala di accesso ad essa e il relativo ballatoio in quota furono realizzati
entro la struttura di un portichetto esterno con due colonne, che incornicia la
porta laterale. Quest’ultima all’interno solo più tardi fu decorata con mostra
marmorea e i due busti di membri della famiglia Cellesi, anche qui ripetendo
quanto incorniciava la contrapposta cappella del Letto. Il nuovo decoro barocco
di tale porta è attribuito al progetto dello scultore granducale fiorentino
Giovan Battista Foggini (1652-1725) e la scultura dei busti ad Andrea Vaccà.
Risulta collegato al contesto interno della
chiesa, per il rapporto con la famiglia Cellesi, anche il cenotafio del vescovo
Luca Cellesi, posto sulla parete destra dell'aula, presso l'ingresso,
caratterizzato dal significativo gruppo marmoreo della Carità, opera tardo-seicentesca attribuita allo scultore barocco
Francesco Maria Brunetti, bolognese attivo a Roma.
Un'ampia cantoria, con coro delle monache,
sovrapposta all'ingresso e ancorata alla controfacciata, venne costruita nel
Settecento, ed eliminata durante i lavori di restauro condotti fra il 1892 e il
l896 dall’ingegner Raffaello Parri. Altri restauri furono effettuati verso il
1960, durante i quali furono rifatte le vetrate distrutte durante i
bombardamenti dell'ultima guerra mondiale, sostituito parte del paramento
lapideo esterno, specialmente della facciata, e revisionato il tetto.
Il monastero femminile agostiniano, sorto
accanto alla chiesa entro le antiche strutture dell'attiguo ospizio dei Santi
Iacopo e Lorenzo, ebbe inizio dal 25 marzo 1534 e un anno dopo furono
solennemente consacrate la sede delle monache e la stessa chiesa. Più tardi, in
occasione dei grandi lavori di ristrutturazione interna della chiesa per la
ricorrenza trecentenaria dei miracoli, l'architetto Pantaleone Quadri realizzò,
fra il 1636 e il 1639, i due bracci mancanti del chiostro, con veroni
sovrapposti; mentre fra il 1736 e il 1738, nella ricorrenza quattrocentenaria
dei miracoli, dall’architetto granducale Ferdinando Ruggieri fu costruito
l'ampliamento settecentesco del monastero (parte del quale oggi è stato
adattato a sede di ambulatori medici).
Soppresse il 21 agosto 1784 le Agostiniane,
l'intero complesso venne annesso agli Spedali Riuniti, la cui direzione assegnò
la sede monastica resasi
disponibile alle Oblate di servizio nell'ospedale. Nel 1815 la chiesa fu
officiata dai frati Cappuccini, trasferitisi nel frattempo nell'ex-convento di
San Lorenzo, e il 10 marzo 1841 venne istituita la parrocchia ospedaliera.
Nel 1917 le Oblate furono sostituite dalle
Suore Ancelle della Carità, oriunde di Brescia, cessate di recente.
Nel 1933 furono traslate sulla parete sinistra
dell'aula di S. Maria delle Grazie le spoglie dei famosi medici e scienziati
Filippo Pacini (l8l2-l883), Filippo Civinini (l804-l844) e Atto Tigri
(1813-1875).
Nel 2006 sono stati effettuati nuovi lavori di
restauro e di adeguamento liturgico della zona presbiteriale, con opere dello
scultore pistoiese vivente Adriano Mancini.
Delle molte opere d'arte pittorica
accumulatesi nella chiesa di Santa Maria delle Grazie durante i secoli, in
parte trasferite o spostate nel periodo delle soppressioni volute dal vescovo
Scipione de' Ricci fra il l784 e il 1790 e anche nel periodo post-unitario
italiano, alcune sono attualmente nel Museo Civico di Pistoia, altre rimangono
nella chiesa, altre ancora, insieme a preziosi arredi liturgici, restano in
custodia della Direzione degli Spedali Riuniti (USL 3), cui spetta la proprietà
dell’intero complesso.
27
luglio 2011
Scheda a cura di Lucia Gai, Associazione di volontariato culturale “Pistoia città di tutti”
Scheda a cura di Lucia Gai, Associazione di volontariato culturale “Pistoia città di tutti”