Proposte,
riflessioni, puntualizzazioni, critiche costituiscono un repertorio finora già
assai nutrito su tale occasione offerta a Pistoia nel prossimo anno: da cui
comunque tutti si aspettano, con l'acquisita nuova visibilità anche mediatica,
un positivo ritorno anche economico e sociale.
La
"cultura" – in questi tempi di crisi generalizzata a livello
nazionale, che fa sentire i suoi pesanti riflessi anche a livello locale – in
quanto elemento di forza da spendere con iniziative mirate, pare oggi il solo
volano anche economico che consenta auspicabili, ulteriori opportunità. La
"valorizzazione" dei Beni Culturali italiani passa oggi, secondo gli
orientamenti dell'attuale governo, dalla prospettiva di vendite e
privatizzazioni, per fare cassa, di consistenti e importanti parti del
patrimonio pubblico, spesso da molto tempo degradato e in abbandono. Fa parte
di questo orientamento anche la nuova concezione 'economicistica' dei grandi
musei, da trasformare rapidamente (anche attraverso un cambio radicale della
relativa dirigenza) in organismi da amministrare secondo i criteri
imprenditoriali del profitto.
In
qual modo anche Pistoia si trovi sottoposta alle angustie della mancanza dei
necessari fondi pubblici, sottratti dai "tagli" sempre più
consistenti e dalle radicali mutazioni istituzionali nel governo del
territorio, è da tempo sotto gli occhi di tutti.
Anche a Pistoia una consistente porzione del pregiato patrimonio architettonico
monumentale risulta attualmente posta sul mercato. Insieme a pregevoli
complessi medioevali e rinascimentali in cattivo stato (il convento di San
Lorenzo, i monasteri di Santa Maria delle Grazie e dei
SS. Giorgio ed Elisabetta, il conservatorio delle Crocifissine) e all’ampio fabbricato settecentesco delle Leopoldine, attiguo
alla Biblioteca Comunale Forteguerriana e ormai fatiscente, fanno parte
dell'elenco degli edifici pubblici in vendita anche costruzioni importanti già
restaurate in vista di un uso da parte
degli uffici comunali, come la villa Baldi Papini, il complesso degli
"ex-macelli" e, ultimamente, il palazzo dell'ex-Previdenza Sociale,
poi Prefettura, in piazza del Duomo.
La
decisione, coperta da un clamoroso silenzio da parte degli organi di
informazione e passata senza alcun dibattito pubblico (se si eccettua quello organizzato dall'Associazione
"Pistoia città di tutti" lo scorso 15 settembre 2015, in occasione
della presentazione, con l'intervento dell'autore, del libro Privati del patrimonio di Tomaso
Montanari) porterà, dati i tempi, ad una svendita
degli immobili ancora utilizzabili dalla speculazione edilizia e ad un sicuro abbandono e alla perdita degli altri, il cui
restauro, troppo oneroso rispetto ai possibili utili, non è conveniente per chi è in
cerca di business.
Le
scelte compiute da chi, in Pistoia, è ancora
in grado di destinare risorse economiche (peraltro con criteri che
sfuggono talvolta alla trasparenza) per il recupero e la valorizzazione di un
patrimonio artistico-monumentale e culturale sempre più allo sbando, hanno
portato negli ultimi tempi a nuova vita alcune delle piccole chiese medioevali
della città (di cui San Iacopo in Castellare e San Salvatore
sono tuttora in restauro); meritoriamente si è impedito
il degrado di importanti opere d'arte (basti ricordare il monumentale
Crocifisso di Coppo di Marcovaldo e di suo figlio Salerno, in cattedrale);
annualmente sono finanziate iniziative per la “cultura” da una nota Fondazione
bancaria, d'intesa con le pubbliche amministrazioni, come "Leggere la
città" e "Dialoghi sull'uomo", che danno un rilievo
extra-territoriale a Pistoia.
Luci
ed ombre segnano la configurazione di questa città, che presenta, insieme con
realizzazioni positive, notevoli carenze e criticità ancora irrisolte dal punto
di vista infrastrutturale e dei servizi “culturali”. Basti pensare alle
difficoltà in cui si dibattono certi istituti scolastici dotati di sedi
inadeguate e carenti anche di quanto la legge prescrive per la sicurezza; basti
pensare allo sdoppiamento – complessivamente non funzionale per gli studi e la
ricerca – del servizio bibliotecario comunale, con la separazione della
Biblioteca Comunale Forteguerriana dalla nuova Biblioteca San Giorgio; basti
pensare alla radicale inadeguatezza della sede concessa dal Comune di Pistoia
all’Archivio di Stato. Basti pensare anche alle tante chiese della città,
pregevolissime per le pitture e le altre opere d'arte che contengono, alcune
delle quali ben restaurate di recente, che restano chiuse sostanzialmente per
la mancanza di un progetto di utilizzo.
Una
lungimirante capacità progettuale manca tuttora, nonostante gli impegni e gli
sforzi fatti dalle pubbliche amministrazioni per migliorare la vivibilità e la
qualità della vita entro la nostra città.
Lo
sguardo degli urbanisti e dei programmatori pare si sia finora rivolto quasi
esclusivamente all'interno di questa realtà sociale, trascurando di mettere a
punto un nuovo modello di presenza regionale da individuare per Pistoia. Giustamente
lo sottolinea Andrea Paci (in “Palomar”/2 del febbraio-marzo 2016, p. 8): ma è tempo di superare l'ormai invecchiato ruolo che la città era
destinata ad avere, ai margini della conurbazione 'metropolitana' facente capo
a Firenze.
È questa l'occasione per ripensare il
ruolo regionale di Pistoia, entro un'area che va ridisegnata in funzione delle
proprie potenzialità e delle attrattive da mettere oculatamente a frutto.
La qualità della “cultura”
prodotta in Pistoia potrà avvalersene, per la maggiore chiarezza sulle reali
necessità infrastrutturali in base al suo ruolo: di fronte alle quali ogni
decisione di investimenti economici potrà trovare le sue priorità, con una
esemplare capacità di porsi come testimonianza di buona destinazione e gestione
delle risorse disponibili.Lucia Gai, Associazione "Pistoia città di tutti"